Gamindo:-l-app-videogame-per-la-beneficenza

Gamindo:-l-app-videogame-per-la-beneficenza
Gamindo:-l-app-videogame-per-la-beneficenza. La beneficenza oggi è anche una strategia di marketing.
Lo sanno benissimo Nicolò Santin e Matteo Albrizio, i due fondatori di Gamindo.
Gamindo è una startup innovativa recente, nata nel 2018. Nasce dall’idea visionaria di Nicolò che traccia il sentiero del suo piano di business già durante gli studi universitari. Parliamo della sua tesi di laurea in Economia alla Cà Foscari di Venezia. L’idea di base è quella di permettere alle persone di fare beneficenza giocando ai videogames.
L’intuizione colpisce l’amico Matteo, ingegnere che lascia il suo lavoro per abbraciare la startup e fondare Gamindo con Nicolò.
Abbiamo intervistato Nicolò Santin per spiegarci meglio come ha iniziato e qual è stato il loro percorso che sta trasformando un’idea di APP in un’azienda.
Di seguito le domande e le risposte del fondatore di Gamindo.
- L’idea di base nasce dalla tesi di laurea di Nicolò. Puoi spiegarci meglio di cosa parlavi?
L’origine dell’idea è un po’ bizzarra. È tutto nato con Gangnam Style. Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato diversi milioni di dollari, per gli introiti pubblicitari presenti su YouTube, dopo il primo miliardo di visualizzazioni della canzone. Ho così pensato: creo un video, convinco la gente a guardarlo dicendo “guardalo non ti costa nulla, ma i soldi degli introiti andranno in beneficenza” e dono tutto ad uno o più enti. Far guardare un video però non è semplice. Farli divertire, con un videogioco, lo è molto di più. Sono da sempre appassionato di videogiochi e quando all’esame di marketing ho scoperto gli advergame (videogiochi brandizzati creati dalle aziende per promuoversi) ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere. Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento. Ero talmente motivato e curioso di studiare questo argomento che ho finito per scrivere 700 pagine, raccogliendo 2500 questionari grazie ai miei cuginetti di 12 anni che si sono messi una t-shirt in spiaggia con scritto “Se compili un questionario, ti regaliamo un sorriso”. La tesi era divisa essenzialmente in tre parti: la prima era un’analisi sul gaming e la gamification, la seconda un’analisi qualitativa e quantitativa con questionari e interviste su queste tematiche e la terza si concentrava sull’idea appunto di permettere alle persone di donare senza spendere e divertendosi.
- Perchè avete scelto Construct 3 come framework per lo sviluppo mobile game?
Abbiamo scelto Construct quasi per caso. Io e Matteo all’inizio non sapevamo sviluppare videogiochi. Abbiamo cercato qualche corso online e ne abbiamo trovato uno, dove mostrava proprio come sviluppare videogiochi con questo framework. Ci siamo trovati bene e alla fine siamo rimasti fedeli a questo programma. Stiamo già iniziando a sviluppare giochi in Unity, ma in questa fase iniziale Construct è stato perfetto per sviluppare giochi semplici in pochissimo tempo.
- Quanto tempo avete impiegato per sviluppare e pubblicare l’app?
Lo sviluppo dell’app ha richiesto circa un anno di lavoro. Lavoriamo per sprint, cercando di apportare dei miglioramenti mese dopo mese al prodotto, ma la prima parte è stata piuttosto lunga perché oltre allo sviluppo ha richiesto anche la ricerca delle persone adatte per farlo. Questo è uno degli aspetti più importanti secondo me. Il team. Senza quello, non si va da nessuna parte. Per quanto riguarda la pubblicazione, Google Play ha richiesto molto meno tempo rispetto all’App Store, dove invece ci sono delle guidelines più precise.
- Da quanti sviluppatori è composta l’azienda? Qual’è l’eta media del team?
L’azienda è composta da 3 sviluppatori (backend, frontend e game). L’età media è di 28 anni.
- Leggevo che avete avuto esperienze negli USA: che valore aggiunto avete ricevuto?
L’esperienza in Silicon Valley ha cambiato la nostra vita, personale e professionale. Tre mesi in Plug and Play, l’acceleratore più grande al mondo, ti permette di aprire completamente la mente e di iniziare a ragionare in maniera completamente diversa. Il valore aggiunto è stato soprattutto nel confronto con i mentor lì presenti in Plug and Play, persone con una certa esperienza nel campo delle startup.
- Dai profili Linkedin si nota che non avete background tecnico/sviluppatori: come avete superato l’ostacolo?
Abbiamo imparato a sviluppare i primi giochi seguendo i corsi online. Non potevamo sicuramente permetterci di pagare sviluppatori o oltre persone nei primissimi giorni. Quindi, per validare la nostra idea, abbiamo creato un primo prototipo dell’app sviluppandola tutta in Construct. C’erano tre sezioni (Gioca, Dona, Info) e quattro giochi al suo interno che avevamo metà sviluppato e metà preso da Envato Market. Siamo partiti super lean per validare l’idea.
- Quali sono gli obiettivi che vi prefissate per il futuro?
I due obiettivi nel breve termine, 2020, sono un round di investimento e il superamento dei 300k utenti.
Nel medio-lungo termine, l’obiettivo che è anche la nostra mission è rivoluzionare il mondo della beneficenza e permettere a chiunque di donare senza spendere e divertendosi. Gamindo:-l-app-videogame-per-la-beneficenza
- Come guadagnate da questa attività?
Noi non tratteniamo nulla sulle donazioni. Il nostro modello di business è lo sviluppo dei videogiochi per le aziende. Quello è il nostro ricavo. I soldi che le aziende donano in beneficenza vanno tutti in donazione!
Innanzitutto facciamo i complimenti a Nicolò Santin e Matteo Albrizio per Gamindo:-l-app-videogame-per-la-beneficenza facendo i migliori auguri.
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